mercoledì 29 dicembre 2010
giovedì 16 dicembre 2010
La fede nel dubbio
C'è stato un tempo in cui ho creduto
fermamente che ci fosse qualcosa di grande ed immenso al di sopra
delle nostre forze e concezioni.
In quel tempo credevo di poter essere
salvata per il semplice fatto che esisteva un dio misericordioso ed
eterno che si sarebbe preso cura di me. L'ho cercato a lungo e l'ho
cercato nel modo in cui mi avevano suggerito di farlo, aderendo a
quella religione che mi era stata trasmessa sin dall'infanzia. Ho
compiuto un cammino spirituale, interiore; ho pregato, ho cercato di
spogliarmi della mia umanità...ma non ci sono riuscita.
Dio alla fine non l'ho trovato né nel
modo in cui mi avevano consigliato di cercarlo, né nelle persone, né
nei luoghi, né altrove.
Ho incontrato soltanto una grande
confusione e non solo in me, ma anche in coloro che si proclamano
seguaci di quel dio. Una fede basata su qualcosa di assolutamente
innaturale, volta alla mortificazione dell'umano e tendente ad un
ideale troppo ideale.
Magari qualcuno ci si può trovare
anche bene e pensare di aver scoperto la verità nella religione (
qualunque essa sia ) che ti fornisce certezze, che ti dà risposte,
che ti spinge a seguire una via predefinita se vogliamo.
Io ho scoperto che la sola vera
certezza nella vita è che non abbiamo certezze ( è una citazione,
ma non ricordo di chi ). Ho smesso di credere in dio ed in qualunque
cosa costituisca un caposaldo nell'esistenza umana perché ho capito
che sono solo illusioni. Sono concetti validi se ci credi, se sei
fermamente convinto che esista il sovrannaturale; che quello che ti
viene trasmesso è una verità inconfutabile solo perché sono in
tanti a credervi. Io mi ci sono avvicinata con sincerità, con il
cuore aperto...e per un periodo della mia vita ne ho tratte delle
soddisfazioni; ci ho creduto e pensavo di essere felice e completa. A
tutte le domande che mi ponevo cercavo risposta sempre nella stessa
direzione: nella fede, nella religione, nel dogma, escludendo che
oltre a ciò potessero esistere verità altrettanto valide o forse
anche più valide.
Il mio cervello era chiuso in un
circuito limitato, fatto anche di domande e dubbi di portata elevata,
ma subito affogati nella risposta preconfezionata, o se vogliamo,
unidirezionale.
Vivevo in una famiglia più o meno
osservante, più per bigottismo e per educazione ricevuta che non in
seguito ad un percorso di fede intrapreso; amavo una persona
osservante che si poneva qualche domanda qua e là ma senza andare
troppo a fondo evidentemente. Ricordo che mi diceva:” Certi
ragionamenti che tu fai io non li avrei mai nemmeno immaginati.” Ma
a me stava bene così. Avevo le mie certezze, ero innamorata, la mia
vita andava a gonfie vele ed ero felice. Un giorno avremmo avuto la
nostra famiglia del Mulino Bianco e tutti i problemi sarebbero
magicamente scomparsi dalle nostre vite. Lui era semplicemente
perfetto, l'uomo dei miei sogni e quando stavamo insieme io mi
sentivo al massimo della gioia. Volevamo sposarci.
Dio era nella mia vita e la rendeva
armoniosa. Mi dava quella spiritualità di cui sentivo il bisogno,
quell'andare oltre il materiale ed il presente. Era anche un po' una
via di fuga dalle brutture della realtà; una risposta alle tante
domande relative al dolore, all'odio, alla sofferenza umana.
Credevo che ci sarebbe stata un'altra
vita dopo la morte e quindi tutto fosse vissuto in vista di quel
momento; che il dolore e la sofferenza fossero prove e tappe
necessarie per raggiungere uno stato di grazia ed una ricompensa
spirituale nel giorno del Giudizio.
Sono entrata a far parte attivamente
della vita parrocchiale, mi sono resa disponibile cercando di vincere
dei pregiudizi relativi a quell'ambiente, cercando di accogliere gli
altri e di vivere con carità quell'esperienza, ma non sono mai
riuscita a sentirmene completamente parte.
Pensavo di essere sbagliata, di avere
qualcosa di diverso dagli altri e questo mi faceva sentire a disagio.
Però credevo in Dio e il Lui tutto si annullava. In fondo ero certa
che Lui vedesse e sapesse ogni cosa di me e del mio cuore, e quindi
sarebbe riuscito in qualche misura ad accettare i miei sforzi per
raggiungerlo.
Ho continuato a credere anche quando la
storia con l'uomo dei miei sogni è finita perché ha cessato di
essere un sogno e, ad un certo punto, ci siamo dovuti misurare con
una realtà che andava un po' stretta, soprattutto a me.
Ho continuato a credere anche quando ho
incontrato colui che è entrato nella mia vita per sostituire l'uomo
dei sogni e consolarmi dalla delusione. Ho creduto nella solitudine e
nella sofferenza di un rapporto illusorio e persino quando il falso
equilibrio si è definitivamente spezzato.
Ho creduto anche quando ho avuto a che
fare con sacerdoti che hanno dimostrato in tutto e per tutto di
essere qualunque altra cosa ma non sacerdoti. Quando ne ho avuto
bisogno si sono rivelati per quel che erano.
E' vero: anche i sacerdoti sono uomini
e quindi imperfetti; bisogna perdonare ed avere carità; bisogna
sopportare pazientemente...ma quando queste persone dall'alto del
loro incarico dicono agli altri cosa dovrebbero o non dovrebbero fare
e poi si comportano esattamente al contrario di quello che
predicano...beh, con tutta la pazienza e la comprensione possibile,
dopo un po' al fedele meno ottuso e succube girano anche i coglioni!
Ed io non sono un'anticlericale, sia
chiaro. Non sono una che attacca, lancia in resta, la Chiesa. Mi
piace essere obiettiva, quindi ho capito che il Cattolicesimo e le
religioni in genere non fanno per me.
Inoltre ho compreso che la religione è
un'istituzione umana e non vi è nulla di sovrannaturale, anzi.
Alla luce di questo mi sono resa conto
che avevo bisogno di altre verità, di confrontarmi con la realtà e
non solo quella passata sotto il setaccio della religione. Ho messo
in forse tutte le mie convinzioni; mi sono persa, ritrovata e persa
di nuovo.
Non ho trovato la Verità. Ho solo
intravisto, sfiorato, assaggiato tante possibili verità; tutte
interessanti, qualcuna solo per un breve periodo, qualcun'altra per
un lasso di tempo più lungo, magari qualcuna per tutta la vita. Ma
nessuna certezza inconfutabile; nessuna Verità assoluta ed
incontrovertibile.
Ho deciso che vivrò la mia vita così,
godendo del beneficio del dubbio e non accontentandomi mai di
fermarmi alla prima risposta che ricevo. Non è che non mi voglia
fidare dell'autorevolezza di qualcuno, ma proprio perché ogni
individuo è qualcosa di unico, mi rifiuto di entrare a forza negli
abiti preconfezionati. Preferisco farmeli su misura.
Anche perché, diciamolo pure, chi può
sapere meglio di me cosa è giusto per me stessa? Potrà sembrare un
discorso banale e qualunquista, ma posso garantire che non l'ho
acquisito per partito preso: ci sono arrivata dopo anni di
sperimentazioni sulla mia persona. E' un metodo assolutamente
scientifico. Ma non esistono regole universali.
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