giovedì 31 marzo 2011

Guerrafondai

In questi giorni, tra le varie cose, ho seguito le notizie provenienti dalla Libia e i resoconti delle reali o presunte azioni militari compiute dalla coalizione che, da un paio di giorni, parrebbe essere sotto il comando della NATO.
Stamattina ho sentito una dichiarazione di Napolitano, il quale sosteneva che il nostro impegno in Libia non è quello di esportare la democrazia, ma di proteggere i civili.
Davvero? Beh, ma se stiamo proteggendo i civili, allora mi sento più tranquilla.
Il regime Gheddafi imprigiona, tortura e massacra civili da 40 anni. E a noi dei civili libici non ce n'è mai fregato un cazzo.
Però, oggi, abbiamo bisogno di un casus belli, di una giustificazione per spiegare la nostra inutile presenza in una guerra in cui non ci stiamo schierando apertamente perchè non ci conviene farlo...così ci spacciamo per le dame di San Vincenzo.
Ma tutto ciò non mi stupisce affatto. Niente di nuovo sotto il sole: le guerre si sono sempre giustificate con pretesti assurdi, da che mondo è mondo. Quindi, in sostanza, chissene fotte di queste risibili dichiarazioni.
A me fanno incazzare i potenti che ci raccontano balle, e mi fanno incazzare i politici che agiscono per i propri interessi spacciandoli per bene comune.
Ma mi incazzo ancora di più pensando a noi cittadini, brava gente, che ci scandalizziamo quando scoppiano le guerre ( quelle che ci coinvolgono, principalmente ); che proviamo compassione per i poveri civili che subiscono i conflitti in casa propria; che ci definiamo pacifisti e sfiliamo nelle strade, manifestiamo nelle piazze, gridiamo no alla guerra; noi cittadini perbene, noi timorati di Dio, noi intrisi di etica e morale, noi schierati dalla parte dei “buoni”, noi guerrafondai del cazzo!
Per inciso: le guerre non piacciono a nessuno. Solo ai pazzi omicidi, forse, o ai coglioni e ai potenti che hanno degli interessi considerevoli in ballo.
Nemmeno a noi piacciono, ovviamente. Eppure non facciamo niente per impedirle.
Voi potreste tranquillamente ribadire che se i governi decidono di fare le guerre, noi non possiamo fare nulla se non protestare, o magari raccogliere firme; all'estremo non pagare le tasse per esprimere in maniera concreta il nostro dissenso.
Sì, va benissimo. Piuttosto che fare le solite manifestazioni e petizioni che non servono a un cazzo, sarebbe più opportuno non pagare le tasse ed evitare di foraggiare queste assurdità.
In linea di principio ci può anche stare. Ma il punto è un altro.
Il punto è che è facile incolpare sempre gli altri quando le cose non vanno, quando tutto va in malora. Ognuno ha la propria parte di responsabilità, sia chiaro. I potenti che vivono sulle nostre spalle sono degli stronzi; non è gente perbene quella...ma noi non siamo meno disgraziati di loro.
Sono convinta che la maggior parte di noi, al loro posto, sarebbe stronza uguale se non peggio.
Quindi smettiamola di scandalizzarci e fare i moralisti, ma soprattutto di giudicare chi sta al potere dicendogli come si dovrebbe comportare, ben sapendo che tanto non lo farà mai...sembra un po' un modo di giustificarsi, il nostro, no? Come dire:” Combatto per una causa che so già persa in partenza, perchè i ricchi sono stronzi e non ascolteranno mai le nostre parole.” Quindi combattiamo contro i mulini a vento con tante belle parole; con le manifestazioni in piazza; con raccolte di firme che rimarranno a marcire dentro qualche vecchio cassetto tarlato. Ma, in sostanza, stiamo solo sprecando il nostro tempo e le nostre energie. Stiamo simulando la protesta; stiamo fingendo di opporci ad un sistema che, in realtà, ci sta bene così.
Sì, ci sta bene così, su, smettiamola di sparare cazzate.
Ci sta bene così perchè, in sostanza, non facciamo nulla e, tutto quello che facciamo, e ci sembra di fare per migliorare le cose, è politicamente corretto, non è rivoluzionario, non è controculturale.
Non è che le controculture abbiano migliorato il genere umano, sia ben inteso, per quello non ci sono speranze temo.
Ma se veramente ci si vuole dichiarare pacifisti e anti- nuclearisti, per fare degli esempi, non è possibile essere politicamente corretti. Il nostro dissenso non vale un cazzo se non è supportato da azioni concrete. Chissene fotte delle manifestazioni; chissene fotte della raccolta differenziata se poi si usa l'auto per fare 10 metri; chissene fotte di supportare l'ENPA se poi si mangia la carne proveniente dagli allevamenti ( i vegani saranno anche pazzi per certi versi, ma sono coerenti...i vegani veri, intendo ); chissene fotte di scendere in piazza con le bandiere della pace se non facciamo nulla per boicottare le fonti di energia che ci serve importare da altri paesi.
Sì, perchè noi stiamo qui a deplorare la guerra al pc, con la luce accesa, i termosifoni funzionanti, coi serbatoi delle auto pieni. Usiamo e sprechiamo, spesso, quelle fonti di energia.
Quindi abbiamo poco da fare i pacifisti perchè puntiamo il dito contro i governi, ma sfruttiamo fonti di energia che ci vengono fornite per mezzo di accordi con paesi come la Libia.
Viviamo in un paese in tutto e per tutto dipendente da altre nazioni, ma nessuno di noi ( o forse pochissimi ), mette in discussione il proprio stile di vita.
E' vero: non sarebbe possibile vivere senza le fonti di energia o i comfort cui siamo avvezzi. E' utopistico probabilmente...ma è anche quello a cui si andrà incontro quando i paesi da cui dipendiamo ci taglieranno gas, metano, petrolio, ecc.
A quel punto, forse, si sveglieranno ad istituire fonti di energia alternative, dopo che per anni le hanno definite inefficaci ( per il loro portafogli senz'altro ).
Ma la dobbiamo piantare di accusare i potenti; di fare le vittime, gli oppressi...noi siamo in tanti, loro pochi. Hanno i soldi, hanno le armi, hanno le prigioni...ma questo non ci giustifica comunque.
Se davvero non ci sta bene una cosa, opponiamoci, boicottiamola. Ma è sicuramente più facile lamentarsi e accusare, quando noi, ciascuno di noi, nel nostro piccolo favoriamo queste guerre, queste ingiustizie. Le favoriamo con le nostre vite.
Guardiamoci allo specchio domattina e guardiamoci per quel che siamo: i veri fautori delle guerre.
I veri carnefici. E, nel momento in cui sappiamo, niente ci può più giustificare.

domenica 27 marzo 2011

L'aria della notte

Stanotte il letto è troppo vuoto per dormirci.
Lo è sempre vuoto, ma stanotte più del solito. Chissà perché.
Forse sono io ad essere stanca, ad essere un po' logora; provata da questa vita in continua tensione, senza riuscire a trovare pace in nessun luogo né dentro, né fuori di me.
Senza riuscire a capire cos'è che non funziona. Senza sapere quanto mi rimane davanti e che senso abbia questa esistenza.
Ma, soprattutto, è necessario che abbia un senso? Forse conta solamente vivere; il senso glielo si dà alla fine. È così? Probabilmente è così.
Ma cosa resta del vuoto nel mio letto e di tutte le domande senza risposte nella terra di nessuno tra me e gli altri? Solo ombre.
L'aria, di notte, ha un odore differente. Per questo ho la finestra aperta sulla siepe di casa mia e su uno squarcio di cielo che mi lascia intuire appena la vastità del mondo là fuori.
La notte sa di rimpianti, di silenzi, di nostalgie sepolte chissà dove tra le pieghe dell'anima.
Non è abbastanza oscura per occultare i cadaveri dei sentimenti squartati ed esangui, ma è tetra quanto basta per far largo a fantasmi assassini e ladri di memorie.
E' nell'atto ancestrale delle stelle, che temano vivide e malferme nel loro giaciglio di velluto nero, l'eternità.
Ma cosa è eterno? Cosa infinito? Nulla. Nemmeno il cielo.
Le stelle muoiono, io muoio. Le mie parole muoiono sulle labbra. I miei pensieri muoiono sulla carta.
Ma cosa significa, poi, vivere? Esistere, esserci...cosa significa? Basta semplicemente esserci, o c'è qualcosa di particolare che bisogna fare per poter affermare di essere vivi?
Per cosa vive la gente, là fuori? La gente che ora dorme, ignara. Vive per qualcosa di grande, di meritevole, di glorioso, di irrinunciabile? Oppure vive così, come viene, senza uno scopo apparente?
A volte mi domando se le piccole ed insignificanti ragioni per le quali molta gente sembra vivere, non siano in realtà le vere ed uniche ragioni per cui vivere. Forse sono io a cercare qualcosa che non esiste.
Forse basterebbero due braccia a darmi, non dico tanto, ma almeno una ragione per andare a letto; almeno due minuti di serenità prima di addormentarmi. Ma è un privilegio, e forse una consolazione, che io non mi posso concedere.
Leggo Céline, e lascio il letto vuoto, stanotte.

venerdì 25 marzo 2011

Disobbedienza civile


 
Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all'estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo supporto praticamente.”
 
Tutti gli uomini riconoscono il diritto alla rivoluzione, quindi il diritto di rifiutare l'obbedienza, e d'opporre resistenza al governo, quando la sua tirannia o la sua inefficienza siano grandi ed intollerabili.”
 
Coloro che, pur disapprovando il carattere ed i provvedimenti di un governo, gli concedono la propria fedeltà ed il proprio appoggio, ne sono senza alcun dubbio i più coscienziosi sostenitori, e costituiscono molto di frequente i più seri ostacoli alla riforma.”
 
Se l'ingiustizia è parte del necessario attrito della macchina del governo, lasciamo stare, lasciamo stare: forse esso si attenuerà, - certamente la macchina si logorerà. Se l'ingiustizia ha una molla, o una puleggia, o una corda, o una manovella esclusivamente per sé, allora si può forse considerare se il rimedio non sia peggiore del male; ma se è di una natura tale da richiedervi d'essere l'agente dell'ingiustizia nei confronti di un altro, allora, io dico, che s'infranga la legge. Lasciate che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che condanno.”
 
Una minoranza è senza potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza in tal caso; ma è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il suo peso. Se l'alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni". Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta.”
H.D. THOREAU, “ Resistenza al governo civile”.
 
 
È questo governo malato, ipocrita, marcio. È questo governo che dice di occuparsi dei nostri interessi, ma si fa solo i propri. Questo governo che se ne fotte della propria Costituzione, della volontà dei cittadini, delle leggi. Questo governo ladro che vive sulle spalle di chi si fa il culo ogni giorno per pochi soldi, con una famiglia da mantenere. Questo governo che ci trascina in una guerra del cazzo spacciandola per l'ennesima missione umanitaria; “ Missione dell'ONU”, quando l'ONU ancora non sapeva niente di quello che stava accadendo.
Questo governo che ci rende la vergogna d'Europa. Questo governo che se ne fotte della salute della gente sostenendo il nucleare, quando tutti ormai lo rifiutano.
Questo governo che non fa funzionare nulla. Questo governo che sarebbe comunque scandaloso, anche se al suo posto ci andasse l'opposizione.
È questo il governo che vogliamo?
Winston Churchill ( o Aristotele, o chi per esso ) diceva che ogni popolo ha il governo che si merita.
Penso sia vero. Non perché un popolo sia tanto indegno da meritare un governo osceno, bensì perché non fa nulla per contraddire ed ostacolare un governo indegno.
Il malcontento non basta. Bisogna boicottare quello che non funziona.
L'opposizione violenta non porta a nulla, se non alla violenza. Ci vuole un contrasto pacifico ma deciso.
Quale interesse possiamo avere nell'assecondare un governo che tradisce i nostri principi e persino i propri? Che interesse possiamo ricavare dall'incoerenza di una classe politica che non si occupa di noi se non a parole? Ma ci serve un governo del genere? Ci lamentiamo, brontoliamo tra di noi, ci incazziamo...ma continuiamo a sostenerlo. Diciamo di no ma lo sovvenzioniamo. Siamo sfiduciati e stanchi, ma andiamo a votare gente che non ci rappresenta. Manifestiamo contro una cosa, ma l'indomani continuiamo ad obbedire alle leggi assurde che ci impongono.
Paghiamo le tasse per vederle finire nelle tasche dei soliti pochi; per sovvenzionare le guerre coloniali ( perché, di fatto, sono guerre coloniali...anche se non esistono più le colonie ), quando invece dovrebbero pagare i molteplici servizi di cui noi cittadini abbisogniamo. E, lo sappiamo tutti che in Italia non funziona un cazzo o quasi. Come mai? Perché mancano i soldi.
Poi non vogliamo parlare di politica, se no ci innervosiamo, ci roviniamo la giornata, ci viene l'ulcera.
Perché dovremmo incazzarci e basta quando possiamo boicottare lo Stato? Quando possiamo dire:” No, grazie. Io non sono d'accordo. Io non do i miei soldi a quattro stronzi che non fanno un cazzo, anziché occuparsi del bene comune, come dovrebbero.”
La nuova invenzione è che i soldi per la cultura li vogliono ricavare aumentando il prezzo della benzina. E io smetto di usare l'auto. Io vado a piedi. Perché cazzo devi aumentare il prezzo di una cosa per fare uscire i soldi per un'altra quando, con tutte le tasse che paghiamo, dovremmo essere uno stato efficientissimo in cui ai cittadini non è negato alcun servizio necessario e la cultura il fiore all'occhiello di un paese che possiede un patrimonio culturale ed artistico immane?
No. Devono aumentare i prezzi di tutto per ricavare i soldi necessari per qualcos'altro; sempre gravando sulle spalle del cittadino, mai toccando i loro stipendi.
Ma che razza di governo è?! Ma io dovrei dare i miei soldi a questi ladri, a questi scrocconi?!
Ma andassero a fare in culo!
Io non voglio che i miei soldi vadano a finanziare le azioni militari. Non voglio che i miei soldi paghino le loro puttane o la loro droga.
Io non pago più le tasse. Io me ne strafotto; come, del resto, loro se ne strafottono di me.
Questo dovremmo fare! Smettere di votare e di pagare le tasse.
La ragione per cui questo non sarebbe concretamente attuabile, sta nel fatto che siamo a tutti gli effetti dipendenti dallo Stato.
Dovremmo trovarci nella condizione di essere autosufficienti, e così poter scegliere se aderire o meno alle iniziative del governo.
Non pagare le tasse è una scelta che potrebbe, di fatto, ripercuotersi su noi stessi...ma è più conveniente pagarle e vederle finire nelle tasche dei ladri o a sovvenzionare cose che rifiutiamo; o non pagarle e permettere che le cose cambino? Dare, quantomeno un input affinché qualcosa si muova.
Dovremmo essere nella condizione di poter dire di no, liberamente. Ma mi rendo perfettamente conto che non lo siamo; siamo schiavi di questo stato e finché ne saremo schiavi non potremo dire di no senza subire delle conseguenze.
A questo punto resterebbe da chiedersi se vale di più essere ligi o liberi.
Io credo che dovremmo imparare a disobbedire un po' di più quando, in sostanza, ci conviene farlo.
Dovremmo imparare a tutelare maggiormente i nostri interessi, perché nessun altro lo farà per noi.
Se non siamo d'accordo, dovremmo agire come chi non è d'accordo.

lunedì 21 marzo 2011

Educazione militare

Questa non è una notizia di attualità. Credo che tutti ne abbiamo sentito parlare mesi addietro: si tratta della proposta avanzata dal ministro La Russa, in collaborazione con la Gelmini, di istituire corsi di educazione militare nelle scuole superiori.
Inutile esplicare in questa sede le ragioni, a mio avviso più che ovvie, per le quali tale iniziativa sia un'ulteriore caduta verso il basso della scuola italiana, che già allo stato attuale, non versa in condizioni invidiabili.
Credo sia superfluo ricordare che fenomeni analoghi si sono già verificati nel nostro paese durante il Fascismo, quando si progettava di formare nuove generazioni di militari pronti a servire il regime...del resto non c'è da stupirsi: tutti noi conosciamo l'orientamento politico del signor La Russa e le sue sparate ( manco a farlo apposta, m'è uscito questo sostantivo ) tutt'altro che originali ed innovative.
Personalmente mi pongo una domanda: a cosa serve agli studenti delle scuole superiori imparare a sparare?
Perché un ragazzo dovrebbe imparare a sparare? A livello formativo a cosa serve saper maneggiare un'arma?
Per non far apparire la mia lettura di questi corsi di educazione militare riduttiva, specifico che la proposta include anche attività quali corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e orienteering; più una sezione teorica dedicata all'insegnamento del Diritto e della Costituzione.
Tutto questo avrebbe la finalità di far acquisire agli studenti sicurezza, spirito di squadra, capacità di cooperare ed avvicinarli in maniera coinvolgente ad organismi ed istituzioni quali Esercito, Croce Rossa Italiana, Protezione Civile. Tutto ciò condito dai soliti, maledetti, ormai onnipresenti crediti formativi.
Trovo che lo studio del Diritto e della Costituzione male non possa fare, anzi, semmai dovrebbe naturalmente rientrare in un percorso formativo scolastico che include l'Educazione Civica.
Tolte arrampicata, nuoto, orienteering e quant'altro che fatico a considerare skills di primaria importanza al di fuori di un contesto militare, credo che l'unico suggerimento valido riguardi l'insegnamento del primo soccorso.
L'Italia è un paese ancora arretrato per quanto concerne la cultura del primo soccorso. Il cittadino medio, l'uomo della strada, non solo raramente sa come comportarsi in caso di emergenza sanitaria, ma spesso non sa nemmeno riconoscere un'emergenza sanitaria.
In casi limite, addirittura, non sa nemmeno attivare il sistema di Emergenza- Urgenza ( la chiamata al numero gratuito 118 ).
Nel nostro paese manca, e si tratta di una lacuna grave, una vera e propria cultura volta a formare ed informare la cittadinanza su quanto concerne il primo soccorso.
Spesso le associazioni di volontariato che si occupano di Emergenza- Urgenza tengono corsi aperti alla popolazione, con la finalità di fornire ai partecipanti qualche rudimentale strumento teorico- pratico, al fine di poter fronteggiare al meglio situazioni di emergenza sanitaria, in attesa dell'arrivo dei soccorsi.
Questi incontri, però, riscuotono sempre un numero di adesioni bassino: la maggior parte delle persone, forse, non avverte come importante ed essenziale possedere delle nozioni di primo soccorso. Un simile atteggiamento è, evidentemente, frutto di una mancata informazione e dell'assenza pressoché totale di un'educazione sanitaria.
Avvertire queste tematiche come estranee è sinonimo di ignoranza e di scarso senso civico, perché riguardano tutti, senza esclusione di colpi.
Il primo soccorso dovrebbe essere insegnato nelle scuole; i giovani avvicinati al mondo del volontariato poiché, non dimentichiamolo, in Italia l'emergenza sanitaria è interamente nelle mani dei volontari.
Non solo Croce Rossa Italiana, come prevede la proposta di La Russa. La Croce Rossa è un ente paramilitare che gode di sovvenzioni statali, ma non è l'unico ad occuparsi di emergenza sanitaria sul territorio nazionale: abbiamo ANPAS ( Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze ) che dal 1904 raduna tutte le associazioni volontarie laiche, nate dalla libera iniziativa di cittadini mossi dagli ideali di solidarietà, condivisione e servizio disinteressato. Le Pubbliche Assistenze, appunto, aventi lo scopo di occuparsi di chiunque esprima un bisogno, senza porre condizioni all'aiuto prestato e aperte a chiunque voglia prendervi parte.
ANPAS svolge un ruolo fondamentale e primario nel nostro paese, anche se meno nota rispetto alla Croce Rossa. Qualitativamente, per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, i due enti si equivalgono; hanno percorsi formativi differenti e seguono protocolli di soccorso lievemente diversi, ma la sostanza si equivale in termini di servizio.
Ad ogni modo, sono più che mai convinta che una cultura del primo soccorso sia necessaria, e l'istituzione che maggiormente dovrebbe occuparsene è la scuola. Formare i giovani ed educarli ad una maggior sensibilità verso le tematiche inerenti l'emergenza sanitaria, credo sia doveroso in un paese civile.
Sicuramente più dell'educazione militare. In Italia è stata abolita persino la leva obbligatoria...che senso avrebbe insegnare a sparare nelle scuole? O far intraprendere ai ragazzi percorsi di guerra con tanto di fossi e reticolati?
Per l'attività fisica esiste lo sport e ce n'è per tutti i gusti.
E poi, non me ne voglia il signor ministro, ma ritengo molto più probabile che un passante possa accusare un malore, piuttosto che estrarre una pistola e spararci.
Anzi, ora ricordo che si proponevano pure lezioni di tiro con l'arco...ministro, ma a cosa serve ad uno studente il tiro con l'arco? Cioè, gli insegnanti dovranno assegnare crediti formativi in base a quanto uno sarà bravo a centrare il paglione? Ho capito bene?
Certo, avere una buona mira è determinante nella vita: aiuta a migliorare il genere umano, specie se di sesso maschile...forse sarà la volta buona che impareranno ad imbroccare il buco del water facendo pipì.

giovedì 17 marzo 2011

Viva l'I-taglia

Io oggi non festeggio.
Non festeggio perchè sento di non aver nulla da festeggiare.
Queste celebrazioni di facciata non le sopporto e, meno ancora, sopporto sentir parlare di Patria gente che la Patria non sa nemmeno cosa sia.
Individui che da decenni avvelenano la nostra politica facendosi i fatti propri, oggi sfilano per le piazze e ci fanno discorsoni intrisi di retorica e banalità.
Festeggiamo l'Unità d'Italia con al Governo un partito secessionista.
Vogliamo ricordare l'eroismo dei patrioti? Vogliamo commemorare i defunti? Va bene. Ma non parliamo di Patria, né di Unità.
Cosa resta oggi del Risorgimento e del sacrificio di molti?
Rispolverare vecchie glorie passate non cancella un presente ignominioso. Non è sufficiente.
Io amo il Paese e non riesco a fermarmi alla facciata di queste commemorazioni; non riesco a non riflettere sull'attualità preoccupante in cui versiamo.
Non tollero chi mi risponde:” Se non ti sta bene, vattene!” Di solito, chi lo dice è perchè ha, in una qualche misura, il culo coperto.
Andarsene è da vigliacchi; significherebbe consegnare il proprio Paese ai peggiori. Restare senza fare nulla è da suicidi.
Si può solo resistere. E credo che sia questo il vero patriottismo odierno.
Sentivo una passante intervistata in televisione dichiarare: “ Oggi siamo orgogliosi di essere italiani.” Perchè? Dico, perchè oggi dovremmo sentirci orgogliosi di essere italiani? Perchè oggi, 17 marzo, la gente si sente ( o dovrebbe sentirsi ) orgogliosa? Perchè 150 anni fa, persone di cui non sappiamo nulla ( visto che fino a ieri non le se le filava quasi nessuno ) si sono sacrificate per un ideale? Ma noi cosa c'entriamo con loro? Ne siamo forse i degni eredi?
Noi siamo un'altra Italia; un'altra storia che può, sì, ammirare i martiri; ma l'ammirazione fine a se stessa non serve.
Un concerto in piazza o una parata militare non sono ringraziamenti ai patrioti; sono pagliacciate ad effetto, slanci emotivi, gesti nostalgici. Se davvero vogliamo ringraziare quelle persone, diamoci da fare per ricostituire un'Italia degna di tale nome.
Io oggi non festeggio, perchè non trovo nulla da commemorare, se non il fallimento degli ideali risorgimentali.