Questa non è una notizia di attualità.
Credo che tutti ne abbiamo sentito parlare mesi addietro: si tratta
della proposta avanzata dal ministro La Russa, in collaborazione con
la Gelmini, di istituire corsi di educazione militare nelle scuole
superiori.
Inutile esplicare in questa sede le
ragioni, a mio avviso più che ovvie, per le quali tale iniziativa
sia un'ulteriore caduta verso il basso della scuola italiana, che già
allo stato attuale, non versa in condizioni invidiabili.
Credo sia superfluo ricordare che
fenomeni analoghi si sono già verificati nel nostro paese durante il
Fascismo, quando si progettava di formare nuove generazioni di
militari pronti a servire il regime...del resto non c'è da stupirsi:
tutti noi conosciamo l'orientamento politico del signor La Russa e le
sue sparate ( manco a farlo apposta, m'è uscito questo sostantivo )
tutt'altro che originali ed innovative.
Personalmente mi pongo una domanda: a
cosa serve agli studenti delle scuole superiori imparare a sparare?
Perché un ragazzo dovrebbe imparare a
sparare? A livello formativo a cosa serve saper maneggiare un'arma?
Per non far apparire la mia lettura di
questi corsi di educazione militare riduttiva, specifico che la
proposta include anche attività quali corsi di primo soccorso,
arrampicata, nuoto e salvataggio e orienteering; più una sezione
teorica dedicata all'insegnamento del Diritto e della Costituzione.
Tutto questo avrebbe la finalità di
far acquisire agli studenti sicurezza, spirito di squadra, capacità
di cooperare ed avvicinarli in maniera coinvolgente ad organismi ed
istituzioni quali Esercito, Croce Rossa Italiana, Protezione Civile.
Tutto ciò condito dai soliti, maledetti, ormai onnipresenti crediti
formativi.
Trovo che lo studio del Diritto e della
Costituzione male non possa fare, anzi, semmai dovrebbe naturalmente
rientrare in un percorso formativo scolastico che include
l'Educazione Civica.
Tolte arrampicata, nuoto, orienteering
e quant'altro che fatico a considerare skills di primaria importanza
al di fuori di un contesto militare, credo che l'unico suggerimento
valido riguardi l'insegnamento del primo soccorso.
L'Italia è un paese ancora arretrato
per quanto concerne la cultura del primo soccorso. Il cittadino
medio, l'uomo della strada, non solo raramente sa come comportarsi in
caso di emergenza sanitaria, ma spesso non sa nemmeno riconoscere
un'emergenza sanitaria.
In casi limite, addirittura, non sa
nemmeno attivare il sistema di Emergenza- Urgenza ( la chiamata al
numero gratuito 118 ).
Nel nostro paese manca, e si tratta di
una lacuna grave, una vera e propria cultura volta a formare ed
informare la cittadinanza su quanto concerne il primo soccorso.
Spesso le associazioni di volontariato
che si occupano di Emergenza- Urgenza tengono corsi aperti alla
popolazione, con la finalità di fornire ai partecipanti qualche
rudimentale strumento teorico- pratico, al fine di poter fronteggiare
al meglio situazioni di emergenza sanitaria, in attesa dell'arrivo
dei soccorsi.
Questi incontri, però, riscuotono
sempre un numero di adesioni bassino: la maggior parte delle persone,
forse, non avverte come importante ed essenziale possedere delle
nozioni di primo soccorso. Un simile atteggiamento è, evidentemente,
frutto di una mancata informazione e dell'assenza pressoché totale
di un'educazione sanitaria.
Avvertire queste tematiche come
estranee è sinonimo di ignoranza e di scarso senso civico, perché
riguardano tutti, senza esclusione di colpi.
Il primo soccorso dovrebbe essere
insegnato nelle scuole; i giovani avvicinati al mondo del
volontariato poiché, non dimentichiamolo, in Italia l'emergenza
sanitaria è interamente nelle mani dei volontari.
Non solo Croce Rossa Italiana, come
prevede la proposta di La Russa. La Croce Rossa è un ente
paramilitare che gode di sovvenzioni statali, ma non è l'unico ad
occuparsi di emergenza sanitaria sul territorio nazionale: abbiamo
ANPAS ( Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze ) che dal 1904
raduna tutte le associazioni volontarie laiche, nate dalla libera
iniziativa di cittadini mossi dagli ideali di solidarietà,
condivisione e servizio disinteressato. Le Pubbliche Assistenze,
appunto, aventi lo scopo di occuparsi di chiunque esprima un bisogno,
senza porre condizioni all'aiuto prestato e aperte a chiunque voglia
prendervi parte.
ANPAS svolge un ruolo fondamentale e
primario nel nostro paese, anche se meno nota rispetto alla Croce
Rossa. Qualitativamente, per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, i
due enti si equivalgono; hanno percorsi formativi differenti e
seguono protocolli di soccorso lievemente diversi, ma la sostanza si
equivale in termini di servizio.
Ad ogni modo, sono più che mai
convinta che una cultura del primo soccorso sia necessaria, e
l'istituzione che maggiormente dovrebbe occuparsene è la scuola.
Formare i giovani ed educarli ad una maggior sensibilità verso le
tematiche inerenti l'emergenza sanitaria, credo sia doveroso in un
paese civile.
Sicuramente più dell'educazione
militare. In Italia è stata abolita persino la leva
obbligatoria...che senso avrebbe insegnare a sparare nelle scuole? O
far intraprendere ai ragazzi percorsi di guerra con tanto di fossi e
reticolati?
Per l'attività fisica esiste lo sport
e ce n'è per tutti i gusti.
E poi, non me ne voglia il signor
ministro, ma ritengo molto più probabile che un passante possa
accusare un malore, piuttosto che estrarre una pistola e spararci.
Anzi, ora ricordo che si proponevano
pure lezioni di tiro con l'arco...ministro, ma a cosa serve ad uno
studente il tiro con l'arco? Cioè, gli insegnanti dovranno assegnare
crediti formativi in base a quanto uno sarà bravo a centrare il
paglione? Ho capito bene?
Certo, avere una buona mira è
determinante nella vita: aiuta a migliorare il genere umano, specie
se di sesso maschile...forse sarà la volta buona che impareranno ad
imbroccare il buco del water facendo pipì.
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