lunedì 21 marzo 2011

Educazione militare

Questa non è una notizia di attualità. Credo che tutti ne abbiamo sentito parlare mesi addietro: si tratta della proposta avanzata dal ministro La Russa, in collaborazione con la Gelmini, di istituire corsi di educazione militare nelle scuole superiori.
Inutile esplicare in questa sede le ragioni, a mio avviso più che ovvie, per le quali tale iniziativa sia un'ulteriore caduta verso il basso della scuola italiana, che già allo stato attuale, non versa in condizioni invidiabili.
Credo sia superfluo ricordare che fenomeni analoghi si sono già verificati nel nostro paese durante il Fascismo, quando si progettava di formare nuove generazioni di militari pronti a servire il regime...del resto non c'è da stupirsi: tutti noi conosciamo l'orientamento politico del signor La Russa e le sue sparate ( manco a farlo apposta, m'è uscito questo sostantivo ) tutt'altro che originali ed innovative.
Personalmente mi pongo una domanda: a cosa serve agli studenti delle scuole superiori imparare a sparare?
Perché un ragazzo dovrebbe imparare a sparare? A livello formativo a cosa serve saper maneggiare un'arma?
Per non far apparire la mia lettura di questi corsi di educazione militare riduttiva, specifico che la proposta include anche attività quali corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e orienteering; più una sezione teorica dedicata all'insegnamento del Diritto e della Costituzione.
Tutto questo avrebbe la finalità di far acquisire agli studenti sicurezza, spirito di squadra, capacità di cooperare ed avvicinarli in maniera coinvolgente ad organismi ed istituzioni quali Esercito, Croce Rossa Italiana, Protezione Civile. Tutto ciò condito dai soliti, maledetti, ormai onnipresenti crediti formativi.
Trovo che lo studio del Diritto e della Costituzione male non possa fare, anzi, semmai dovrebbe naturalmente rientrare in un percorso formativo scolastico che include l'Educazione Civica.
Tolte arrampicata, nuoto, orienteering e quant'altro che fatico a considerare skills di primaria importanza al di fuori di un contesto militare, credo che l'unico suggerimento valido riguardi l'insegnamento del primo soccorso.
L'Italia è un paese ancora arretrato per quanto concerne la cultura del primo soccorso. Il cittadino medio, l'uomo della strada, non solo raramente sa come comportarsi in caso di emergenza sanitaria, ma spesso non sa nemmeno riconoscere un'emergenza sanitaria.
In casi limite, addirittura, non sa nemmeno attivare il sistema di Emergenza- Urgenza ( la chiamata al numero gratuito 118 ).
Nel nostro paese manca, e si tratta di una lacuna grave, una vera e propria cultura volta a formare ed informare la cittadinanza su quanto concerne il primo soccorso.
Spesso le associazioni di volontariato che si occupano di Emergenza- Urgenza tengono corsi aperti alla popolazione, con la finalità di fornire ai partecipanti qualche rudimentale strumento teorico- pratico, al fine di poter fronteggiare al meglio situazioni di emergenza sanitaria, in attesa dell'arrivo dei soccorsi.
Questi incontri, però, riscuotono sempre un numero di adesioni bassino: la maggior parte delle persone, forse, non avverte come importante ed essenziale possedere delle nozioni di primo soccorso. Un simile atteggiamento è, evidentemente, frutto di una mancata informazione e dell'assenza pressoché totale di un'educazione sanitaria.
Avvertire queste tematiche come estranee è sinonimo di ignoranza e di scarso senso civico, perché riguardano tutti, senza esclusione di colpi.
Il primo soccorso dovrebbe essere insegnato nelle scuole; i giovani avvicinati al mondo del volontariato poiché, non dimentichiamolo, in Italia l'emergenza sanitaria è interamente nelle mani dei volontari.
Non solo Croce Rossa Italiana, come prevede la proposta di La Russa. La Croce Rossa è un ente paramilitare che gode di sovvenzioni statali, ma non è l'unico ad occuparsi di emergenza sanitaria sul territorio nazionale: abbiamo ANPAS ( Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze ) che dal 1904 raduna tutte le associazioni volontarie laiche, nate dalla libera iniziativa di cittadini mossi dagli ideali di solidarietà, condivisione e servizio disinteressato. Le Pubbliche Assistenze, appunto, aventi lo scopo di occuparsi di chiunque esprima un bisogno, senza porre condizioni all'aiuto prestato e aperte a chiunque voglia prendervi parte.
ANPAS svolge un ruolo fondamentale e primario nel nostro paese, anche se meno nota rispetto alla Croce Rossa. Qualitativamente, per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, i due enti si equivalgono; hanno percorsi formativi differenti e seguono protocolli di soccorso lievemente diversi, ma la sostanza si equivale in termini di servizio.
Ad ogni modo, sono più che mai convinta che una cultura del primo soccorso sia necessaria, e l'istituzione che maggiormente dovrebbe occuparsene è la scuola. Formare i giovani ed educarli ad una maggior sensibilità verso le tematiche inerenti l'emergenza sanitaria, credo sia doveroso in un paese civile.
Sicuramente più dell'educazione militare. In Italia è stata abolita persino la leva obbligatoria...che senso avrebbe insegnare a sparare nelle scuole? O far intraprendere ai ragazzi percorsi di guerra con tanto di fossi e reticolati?
Per l'attività fisica esiste lo sport e ce n'è per tutti i gusti.
E poi, non me ne voglia il signor ministro, ma ritengo molto più probabile che un passante possa accusare un malore, piuttosto che estrarre una pistola e spararci.
Anzi, ora ricordo che si proponevano pure lezioni di tiro con l'arco...ministro, ma a cosa serve ad uno studente il tiro con l'arco? Cioè, gli insegnanti dovranno assegnare crediti formativi in base a quanto uno sarà bravo a centrare il paglione? Ho capito bene?
Certo, avere una buona mira è determinante nella vita: aiuta a migliorare il genere umano, specie se di sesso maschile...forse sarà la volta buona che impareranno ad imbroccare il buco del water facendo pipì.

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