Stanotte il letto è troppo vuoto per
dormirci.
Lo è sempre vuoto, ma stanotte più
del solito. Chissà perché.
Forse sono io ad essere stanca, ad
essere un po' logora; provata da questa vita in continua tensione,
senza riuscire a trovare pace in nessun luogo né dentro, né fuori
di me.
Senza riuscire a capire cos'è che non
funziona. Senza sapere quanto mi rimane davanti e che senso abbia
questa esistenza.
Ma, soprattutto, è necessario che
abbia un senso? Forse conta solamente vivere; il senso glielo si dà
alla fine. È così? Probabilmente è così.
Ma cosa resta del vuoto nel mio letto e
di tutte le domande senza risposte nella terra di nessuno tra me e
gli altri? Solo ombre.
L'aria, di notte, ha un odore
differente. Per questo ho la finestra aperta sulla siepe di casa mia
e su uno squarcio di cielo che mi lascia intuire appena la vastità
del mondo là fuori.
La notte sa di rimpianti, di silenzi,
di nostalgie sepolte chissà dove tra le pieghe dell'anima.
Non è abbastanza oscura per occultare
i cadaveri dei sentimenti squartati ed esangui, ma è tetra quanto
basta per far largo a fantasmi assassini e ladri di memorie.
E' nell'atto ancestrale delle stelle,
che temano vivide e malferme nel loro giaciglio di velluto nero,
l'eternità.
Ma cosa è eterno? Cosa infinito?
Nulla. Nemmeno il cielo.
Le stelle muoiono, io muoio. Le mie
parole muoiono sulle labbra. I miei pensieri muoiono sulla carta.
Ma cosa significa, poi, vivere?
Esistere, esserci...cosa significa? Basta semplicemente esserci, o
c'è qualcosa di particolare che bisogna fare per poter affermare di
essere vivi?
Per cosa vive la gente, là fuori? La
gente che ora dorme, ignara. Vive per qualcosa di grande, di
meritevole, di glorioso, di irrinunciabile? Oppure vive così, come
viene, senza uno scopo apparente?
A volte mi domando se le piccole ed
insignificanti ragioni per le quali molta gente sembra vivere, non
siano in realtà le vere ed uniche ragioni per cui vivere. Forse sono
io a cercare qualcosa che non esiste.
Forse basterebbero due braccia a darmi,
non dico tanto, ma almeno una ragione per andare a letto; almeno due
minuti di serenità prima di addormentarmi. Ma è un privilegio, e
forse una consolazione, che io non mi posso concedere.
Leggo Céline, e lascio il letto vuoto,
stanotte.
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