domenica 27 marzo 2011

L'aria della notte

Stanotte il letto è troppo vuoto per dormirci.
Lo è sempre vuoto, ma stanotte più del solito. Chissà perché.
Forse sono io ad essere stanca, ad essere un po' logora; provata da questa vita in continua tensione, senza riuscire a trovare pace in nessun luogo né dentro, né fuori di me.
Senza riuscire a capire cos'è che non funziona. Senza sapere quanto mi rimane davanti e che senso abbia questa esistenza.
Ma, soprattutto, è necessario che abbia un senso? Forse conta solamente vivere; il senso glielo si dà alla fine. È così? Probabilmente è così.
Ma cosa resta del vuoto nel mio letto e di tutte le domande senza risposte nella terra di nessuno tra me e gli altri? Solo ombre.
L'aria, di notte, ha un odore differente. Per questo ho la finestra aperta sulla siepe di casa mia e su uno squarcio di cielo che mi lascia intuire appena la vastità del mondo là fuori.
La notte sa di rimpianti, di silenzi, di nostalgie sepolte chissà dove tra le pieghe dell'anima.
Non è abbastanza oscura per occultare i cadaveri dei sentimenti squartati ed esangui, ma è tetra quanto basta per far largo a fantasmi assassini e ladri di memorie.
E' nell'atto ancestrale delle stelle, che temano vivide e malferme nel loro giaciglio di velluto nero, l'eternità.
Ma cosa è eterno? Cosa infinito? Nulla. Nemmeno il cielo.
Le stelle muoiono, io muoio. Le mie parole muoiono sulle labbra. I miei pensieri muoiono sulla carta.
Ma cosa significa, poi, vivere? Esistere, esserci...cosa significa? Basta semplicemente esserci, o c'è qualcosa di particolare che bisogna fare per poter affermare di essere vivi?
Per cosa vive la gente, là fuori? La gente che ora dorme, ignara. Vive per qualcosa di grande, di meritevole, di glorioso, di irrinunciabile? Oppure vive così, come viene, senza uno scopo apparente?
A volte mi domando se le piccole ed insignificanti ragioni per le quali molta gente sembra vivere, non siano in realtà le vere ed uniche ragioni per cui vivere. Forse sono io a cercare qualcosa che non esiste.
Forse basterebbero due braccia a darmi, non dico tanto, ma almeno una ragione per andare a letto; almeno due minuti di serenità prima di addormentarmi. Ma è un privilegio, e forse una consolazione, che io non mi posso concedere.
Leggo Céline, e lascio il letto vuoto, stanotte.

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